Benvenuti

AMIAMO NOI STESSI I NOSTRI CARI E GLI ANIMALI , non possiamo accettare che per salvare uno solo di noi si debba fare attraverso la morte degli altri , non soffriamo del morboso egoismo MEGLIO LORO CHE IO !

Tutte le evidenze e le nostre attuali conoscenze scientifiche dimostrano che la vivisezione è inutile e fuorviante per la ricerca umana, così come documentato da importanti ricercatori, medici, scienziati, e veterinari, e come testimoniano purtroppo i gravi danni e le catastrofi farmaceutiche che si sono verificate per aver estrapolato all'uomo i dati osservati su di una specie animale diversa.

La realtà è che la sperimentazione animale offre alle case farmaceutiche la possibilità di difendersi in caso di danni alla salute causati dai loro prodotti, poiché possono sostenere di aver eseguito i dovuti esperimenti sugli animali.

Si considerino tutti i farmaci che avrebbero potuto verificarsi utili per la cura umana mentre invece non sono arrivati alla sperimentazione clinica (su campioni umani) perché sono stati scartati precedentemente dato che sugli animali risultavano nocivi.
Tutto questo è INACCETTABILE.

Le informazioni contenute in questo blog sono per scopi educativi e di intrattenimento. Non vi è alcuna intenzione, espressa o implicita, a promuovere attività illegali. Non ci assumiamo alcuna responsabilità per le azioni potenziali di terze parti. Tutti i dati qui raccolti sono stati raccolti da, ed sono disponibili attraverso, indipendenti fonti pubbliche.

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domenica 9 giugno 2013

LETTERA DI UN'ASPIRANTE RICERCATRICE PENTITA



Ognuno di noi ha un sogno, già da piccolissimi preferiamo i giochi che si addicono maggiormente alla nostra personalità, che ci permettono di mettere in pratica le fantasie e ci fanno credere ch
e un giorno il gioco diventerà parte del quotidiano.
Io da piccola sognavo di fare la veterinaria. L’amore per gli animali e il rispetto totale per la natura mi portavano a sperare che avrei potuto aiutare i miei amici a quattro zampe per professione. Negli anni del liceo la passione per la natura è rimasta e si è arricchita di conoscenze sui processi che mi circondavano e che finalmente potevo, oltre anche ammirare, capire. La voglia di comprendere ed interpretare i fenomeni mi ha spinto ad appassionarmi sempre di più alla scienza al punto di scegliere biotecnologie come facoltà universitaria.
Così è iniziata la mia avventura di aspirante ricercatrice. I laboratori universitari mi hanno aperto un mondo che fino a quel momento avevo ignorato: la sperimentazione animale. Come potevo conciliare il mio infinito amore per gli animali con il loro utilizzo a scopo scientifico?
Non è per niente facile per uno studente sottrarsi all’obbligo di visitare gli stabulari o di assistere a certi filmati che illustrano i protocolli sperimentali. In principio mi sono un po’ autoconvinta ripetendomi che se la scienza deve progredire è necessario passare per certi sacrifici. Continuavo a ripetermi: “Se avessi un figlio malato sarei grata ai ricercatori di aver messo a punto delle cure anche se queste fossero derivate da esperimenti in vivo.” Ho continuato il percorso cercando di scegliere laboratori in cui l’utilizzo di cavie era scarso o assente ed era maggiore l’uso di campioni di derivazione umana. Il crollo delle mie convinzioni è arrivato inesorabile quando ho cominciato il dottorato. Ho assistito impotente a barbarie inaudite e assurde. Avevo ormai acquisito conoscenze sufficienti per capire che nella maggior parte dei casi i modelli animali sono ricreati in modo totalmente artificiale, non c’è nulla di fisiologico e in ogni caso nulla che avverrebbe con le stesse modalità nell’organismo umano quindi i risultati sono fuorvianti se non addirittura falsati.

Ho visto poveri topini venire continuamente accoppiati tra loro fino a generare progenie deformata dalla consanguineità, ratti lesionati a livello cerebrale per causare alterazioni che simulassero malattie neurodegenerative, animali perfusi mentre il loro cuore batteva ancora. È vero conoscevo le pratiche sperimentali perché più volte, leggendo i materiali e metodi degli articoli specializzati, ne avevo studiato i dettagli, ma vederli con i miei occhi era diverso e cancellava finalmente quell’assurda autoconvinzione. La cosa peggiore è stata rendermi conto che questi orrori avevano spesso come unica finalità la pubblicazione di articoli che potessero aumentare la notorietà del laboratorio garantendo altri finanziamenti con cui svolgere nuovi esperimenti fini a se stessi. Mi rendevo sempre più conto che i risultati importanti erano pochissimi e quasi sempre derivavano da esperimenti condotti su biopsie umane o colture cellulari.

Non ho portato a termine il dottorato. Davanti a certe cose la passione viene meno ma sono contenta di aver vissuto questa esperienza perché oggi posso affermare con consapevolezza e conoscenza che la vivisezione è una tortura di cui la scienza può benissimo fare a meno. Mi auguro che presto sempre più ricercatori investano capacità, fondi e passione nello studio di metodi alternativi.

F.P.


http://www.canefedele.com/lettera-di-unaspirante-ricercatrice-pentita/

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