Benvenuti

AMIAMO NOI STESSI I NOSTRI CARI E GLI ANIMALI , non possiamo accettare che per salvare uno solo di noi si debba fare attraverso la morte degli altri , non soffriamo del morboso egoismo MEGLIO LORO CHE IO !

Tutte le evidenze e le nostre attuali conoscenze scientifiche dimostrano che la vivisezione è inutile e fuorviante per la ricerca umana, così come documentato da importanti ricercatori, medici, scienziati, e veterinari, e come testimoniano purtroppo i gravi danni e le catastrofi farmaceutiche che si sono verificate per aver estrapolato all'uomo i dati osservati su di una specie animale diversa.

La realtà è che la sperimentazione animale offre alle case farmaceutiche la possibilità di difendersi in caso di danni alla salute causati dai loro prodotti, poiché possono sostenere di aver eseguito i dovuti esperimenti sugli animali.

Si considerino tutti i farmaci che avrebbero potuto verificarsi utili per la cura umana mentre invece non sono arrivati alla sperimentazione clinica (su campioni umani) perché sono stati scartati precedentemente dato che sugli animali risultavano nocivi.
Tutto questo è INACCETTABILE.

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sabato 18 maggio 2013

A proposito di “Uomini e topi”: una diffida (con replica)

I giornalisti di Report hanno riportato testimonianze di veterinari dell'ISS secondo cui queste scimmie erano tenute in gabbie troppo piccole per le loro dimensioni, e che la loro condizione di stress era così acuta che mettevano in atto comportamenti autolesionistici, arrivando a strapparsi «brandelli di carne» che il personale addetto allo stabulario era ormai abituato a «ricucire». Come ha giustamente sottolineato Report, lo stress è non solo una crudeltà per gli animali che lo subiscono, ma anche un fattore di inaffidabilità per gli stessi risultati sperimentali.


A parte queste testimonianze, rese sotto anonimato, era venuta fuori una lettera, firmata da Lorenzini stesso, in cui si parlava del fenomeno dell'«automutilazione» tra le scimmie dello stabulario, e l'indicazione che vi veniva data per risolvere il problema di scimmie troppo grandi per le gabbie disponibili, non era di acquistare nuove gabbie, più adeguate.
Era di uccidere le scimmie “troppo grandi”. Non nego l’ascendenza “nobile” di questo approccio: penso che Procuste, se l'avessero trasferito dalla mitologia greca all'ISS, avrebbe dato lo stesso consiglio.


Confrontato dai giornalisti sulla questione delle dimensioni delle gabbie, Lorenzini si diffondeva in un paragone con la normativa che regolamenta l'ospitalità domestica a esseri umani -- paragone che è sembrato a molti un tentativo di divagare, per giunta di cattivo gusto.


Inoltre, cosa che a me sembra particolarmente significativa, Lorenzini diceva, con affettata e quasi irridente sicurezza, che «Il cinomolgo non cresce più di due chili e mezzo, due chili e 7». Ora, i maligni diranno che in Italia non sono rare le nomine a posti di responsabilità in cui l’incompetenza è stata non una controindicazione ma un requisito.

Tuttavia sarebbe un insulto gratuito insinuare che questo sia il caso di Lorenzini. Preferisco invece pensare che anche al momento dell’intervista egli sapesse che il cynomolgus maschio pesa 5-9 chili, e la femmina, che è più piccola, 3-6 chili.

In altre parole, l’ipotesi che considero più probabile è che Lorenzini, nella sua ansia di scrollarsi di dosso le pesanti accuse di cattiva amministrazione e di crudeltà verso gli animali (accuse con evidenti risvolti penali), abbia fatto ingiustizia alla propria rispettabilità scientifica. Ma un’ansia che porta un ricercatore a commettere un simile strafalcione va considerata come un fortissimo indizio di cattiva coscienza.


Messo poi davanti alla lettera a sua firma, Lorenzini non negava che l'avesse scritta lui, ma suggeriva che per capirne il vero significato bisognava sapere a quale altra lettera essa rispondeva. Ora, non intendo discutere la questione generale di quanto giovi all'intelligenza di una lettera la possibilità di consultare la corrispondenza che l'ha preceduta: tuttavia ciò che vale, in una certa misura, per l'interpretazione dell'epistolario di un poeta di sicuro non vale per comunicazioni di servizio di un dirigente di un'istituzione pubblica. Qualunque fosse il contenuto della lettera precedente (che i giornalisti di Report, pur avendone fatto formalmente domanda, non sono mai riusciti a consultare), la lettera mostrata a tutti i telespettatori da Report parlava di «spiccata tendenza alla automutilazione», e conteneva l’indicazione che le scimmie che avevano raggiunto «pesi corporei di gran lunga superiori a quelli consentiti» venissero soppresse. Poiché, ripeto, Lorenzini non ha negato ai giornalisti che la lettera fosse sua, non mi è chiaro quali allegazioni di falsità egli volesse e voglia tuttora avanzare. Sicuramente la parola «automutilazione» c’era, e il fatto che egli negasse di vederla è un altro inquietante sintomo di rimozione di fatti sgraditi.


Infine, quello che appare in maniera chiarissima dalle interviste di Report, è la discrepanza tra le assicurazioni di trasparenza di Lorenzini e il suo operato: perché quell’accesso allo stabulario, che avrebbe potuto dissipare i dubbi sul benessere degli animali ivi internati, Lorenzini l’ha sì promesso ai giornalisti -- anzi, l’ha promesso spavaldamente: ma poi, al dunque, non l’ha accordato.


Che cosa è successo dopo

Lorenzini occupa ancora, sette anni dopo, il posto che occupava nel 2004 -- il che costringe a concludere che la sua performance televisiva non abbia creato particolare imbarazzo tra i suoi colleghi all'ISS. È una conclusione rassicurante per chi ha una buona opinione di questo istituto e in particolare dell’attenzione che dovrebbe avere al benessere animale?

continua: A proposito di “Uomini e topi”: una diffida (con replica)

(a cura di Marco Mamone Capria)

http://www.hansruesch.net/articoli/lorenzini.html 

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