Benvenuti

AMIAMO NOI STESSI I NOSTRI CARI E GLI ANIMALI , non possiamo accettare che per salvare uno solo di noi si debba fare attraverso la morte degli altri , non soffriamo del morboso egoismo MEGLIO LORO CHE IO !

Tutte le evidenze e le nostre attuali conoscenze scientifiche dimostrano che la vivisezione è inutile e fuorviante per la ricerca umana, così come documentato da importanti ricercatori, medici, scienziati, e veterinari, e come testimoniano purtroppo i gravi danni e le catastrofi farmaceutiche che si sono verificate per aver estrapolato all'uomo i dati osservati su di una specie animale diversa.

La realtà è che la sperimentazione animale offre alle case farmaceutiche la possibilità di difendersi in caso di danni alla salute causati dai loro prodotti, poiché possono sostenere di aver eseguito i dovuti esperimenti sugli animali.

Si considerino tutti i farmaci che avrebbero potuto verificarsi utili per la cura umana mentre invece non sono arrivati alla sperimentazione clinica (su campioni umani) perché sono stati scartati precedentemente dato che sugli animali risultavano nocivi.
Tutto questo è INACCETTABILE.

Le informazioni contenute in questo blog sono per scopi educativi e di intrattenimento. Non vi è alcuna intenzione, espressa o implicita, a promuovere attività illegali. Non ci assumiamo alcuna responsabilità per le azioni potenziali di terze parti. Tutti i dati qui raccolti sono stati raccolti da, ed sono disponibili attraverso, indipendenti fonti pubbliche.

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venerdì 21 marzo 2014

filmato della conferenza svoltasi alla Cattolica Lunedi 17





Grazie all'Associazione Animalisti Onlus abbiamo il filmato della conferenza 

Risposta ai pro-test, da parte di IOSA/Pro-Alternative 
alla Sperimentazione Animale
“Errori statistici comuni degli oppositori” di Pro-Test 

Italia.
Dato il linguaggio complesso, senza perdere ulteriore 

tempo riportiamo il loro stesso glossario (che 

effettivamente è fatto abbastanza bene, dando a 

Cesare quel che è di Cesare), che spiega quali siano i 

parametri presi in considerazione:

La prevalenza: la frequenza in popolazione della 

caratteristica che vogliamo individuare. Nell’esempio 

dei farmaci, la popolazione sono tutte le sostanze 

farmacologicamente attive della terra, la prevalenza 

è la frazione di queste sostanze che hanno un uso 

che 
a noi interessa.

La sensibilità: la frazione dei Veri Positivi sul totale 

dei casi che mostrano la caratteristica di interesse. 

Nell’esempio dei farmaci, prendiamo tutti i farmaci 

che funzionano e contiamo quanti di essi in 

percentuale sono stati correttamente identificati dal 

test.

La specificità: come la sensibilità, ma per i “no”: la 

frazione di Veri Negativi sul totale dei casi che NON 

mostrano la caratteristica di interesse. Nell’esempio 

dei farmaci, prendiamo tutti i farmaci che NON 

funzionano e contiamo quanti di essi in percentuale 

sono stati correttamente identificati dal test come 

non funzionanti.

Il Valore Predittivo Positivo (PPV): La frazione dei 

Veri Positivi sul totale dei positivi al test. Prendiamo 

tutti i farmaci che secondo il test funzionano e 

contiamo quanti di essi effettivamente funzionano.

Il Valore Predittivo Negativo (PPN): La frazione dei 

veri Negativi sul totale dei negativi al test. 

Prendiamo 
tutti i farmaci che secondo il test non 

funzionano e contiamo quanti di essi effettivamente 

non funzionano.

Tendenzialmente le principali tesi in difesa della 

sperimentazione animale dell’articolo sono le 

seguenti:

Se un test ha un valore basso (es. 5%), basta 

considerare i risultati positivi come negativi e 

viceversa per avere un valore diametralmente 

opposto e dunque superiore (es. 95%).
Meglio avere un minimo risultato che nessuno, anche 

un test con forti limitazioni aumenta comunque le 

probabilità di far arrivare nelle fasi successive un 

farmaco buono rispetto al nulla.
Nei test di validazione si fa in modo che i farmaci 

efficaci e quelli inefficaci o tossici siano esattamente 

in uguale proporzione nel campione testato, mentre 

normalmente non sappiamo qual è la proporzione tra 

sostanze dannose o inefficaci e sostanze efficaci.
Se la sperimentazione animale ha sensibilità minima 

può comunque avere specificità alta e, se ad 

esempio 
altri test avranno sensibilità alta e minima 

specificità, potranno compensarla. La SA dunque non 

è disprezzabile, ma non la si deve analizzare da sola.

I metodi alternativi vanno validati testandoli con il 

miglior metodo disponibile, la SA.

Iniziamo dal primo punto:

Se un test ha un valore basso (es. 5%), basta 

considerare i risultati positivi come negativi e 

viceversa per avere un valore diametralmente 

opposto e dunque superiore (es. 95%).

Le obiezioni a questa affermazione sono 3:

1) Come si applica questo principio nei test con 

valori 
attorno al 50%? Pur effettuando questa 

operazione, il dato di previsione rimane scadente.

2) Perché non approvare allora qualsiasi metodo 

alternativo con valori attorno al 10% e “rigirarlo”? 

L’animale, in fondo, non è una spesa? Allora perché 

non rimpinguare le tasche con questo metodo?

Ma lo spieghiamo adesso perché ciò non è possibile:


3) Semplicemente perché non sappiamo se le 

sostanze scartate dall’animale sono 

tossiche/inefficaci o efficaci, e, nel caso fossero 

tutte 
inefficaci o dannose (sebbene non lo si possa 

calcolare a priori e quindi è un dato inconoscibile, 

visto che bisognerebbe testare tutte le sostanze, sia 

scartate che non, sull’uomo, per sapere se siano o 

meno utili) ed essendo di più le sostanze scartate di 

quelle che arrivano all’uomo, l’animale potrebbe fare 

anche peggio di adesso. Quest’operazione dunque 

non necessariamente supera i limiti di una 

metodologia quale la SA, potrebbe invece addirittura 

peggiorarli.

Passiamo alla seconda tesi:

Meglio avere un minimo risultato che nessuno, anche 

un test con forti limitazioni aumenta comunque le 

probabilità di far arrivare nelle fasi successive un 

farmaco buono rispetto al nulla.

Certamente senza alcuna protezione ci sarebbe il 

rischio di immettere più farmaci tossici sul mercato e 

quindi è meglio una protezione limitata (la SA) che 

nessuna protezione, d’altra parte però ciò non può 

essere una giustificazione sulla sufficiente validità 

del 
modello animale. Infatti, come già spiegato nei 

moltissimi articoli di questo sito, questa metodologia 

ha tantissimi limiti e l’eccessiva fiducia sul suo 

potenziale può provocare danni alla salute umana 

(ad esempio, facendo scartare trattamenti utili 

all’Uomo o non proteggendolo da composti nocivi).

Pertanto è necessario rendersi conto che l’animale 

va 
al più presto sostituito e che si devono investire 

sempre più risorse nell’implementazione e nello 

sviluppo delle metodologie avanzate.

Passiamo dunque alla terza affermazione:

Nei test di validazione si fa in modo che i farmaci 

efficaci e quelli inefficaci o tossici siano esattamente 

in uguale proporzione nel campione testato, mentre 

normalmente non sappiamo qual è la proporzione tra 

sostanze dannose o inefficaci e sostanze efficaci. 

In effetti l’animale non è mai stato sottoposto ad 

una 
valutazione dove si sapesse che il 50% dei 

farmaci fosse efficace e l’altro 50 no, quindi non si sa 

se effettivamente darebbe un risultato migliore o 

peggiore rispetto alle revisioni sistematiche (che 

comunque mostrano una certa costanza, ad esempio 

si sa che il numero di farmaci scartati in fase clinica 

dopo aver superato la sperimentazione animale gira 

attorno al 90%, oscillando tra il 92 [1] e il 96 [2]), 

d’altra parte la difesa della sperimentazione animale, 

in questo senso, non può essere supportata perché vi 

è una mancanza di dati.Anzi, ciò implica la richiesta 

di una validazione ufficiale dei test su animali per 

dimostrare che, come accade normalmente con i 

metodi alternativi, riescano a superare i risultati 

richiesti ad essi avendo una prevalenza del 50%.

Proseguiamo:


Se la sperimentazione animale ha sensibilità minima 

può comunque avere specificità alta e, se ad 

esempio 
altri test avranno sensibilità alta e minima 

specificità, potranno compensarla. La SA dunque non 

è disprezzabile, ma non la si deve analizzare da sola.

Le obiezioni a quest’affermazione sono 2:

1) Normalmente la sperimentazione animale segue 

le 
precedenti fasi precliniche, quindi valutando la SA 

si sta valutando tutta la sperimentazione preclinica 

attuale, non solo i test su animali in maniera isolata, 

ma neanche così si riesce a riscontrare dei valori alti.

Pertanto l’ipotesi sarà quella di riuscire ad ottenere 

un risultato alto integrando la SA non alle vecchie, 

ma a nuove metodologie, d’altra parte però:

2) La regola delle 3R afferma che se si ha un metodo 

alternativo (o un insieme di metodi alternativi, come 

nel caso delle Integrated Testing Strategies) con 

valori uguali o maggiori dell’animale, esso dovrà 

essere sostituito, indipendentemente dal fatto che 

unendo anch’esso si otterrà un risultato ancora 

maggiore.

Passiamo adesso all’ultima tesi:

I metodi alternativi vanno validati testandoli con il 

miglior metodo disponibile, la SA.

In realtà il miglior “metodo” disponibile è l’uomo, e i 

test clinici, oltre che gli studi di farmacovigilanza, 

possono dirci molto sulle proprietà che hanno 

numerosissime molecole sull’essere umano.

Pertanto è possibile effettuare una validazione 

testando i composti sul metodo alternativo e 

comparando i risultati con le reazioni umane che 

conosciamo grazie ai test clinici e di 

farmacovigilanza. All’obiezione che si tratta di 

sostanze che già conosciamo e che sostanze nuove 

potranno non rispondere allo stesso modo, 

rispondiamo affermando che, se abbiamo provato 

dieci farmaci diversi, possiamo supporre che altri 

dieci si comporteranno nello stesso modo sulla base 

della regolarità. 

Questa procedura può essere considerata una 

validazione retrospettiva, e d’altra parte lo stesso 

ECVAM ha già approvato metodologie grazie a 

validazioni retrospettive [3].

Note:

1. [Innovation or Stagnation: Challenge and Opportunity on 

the Critical Path to New Medical Products. U.S. Department 

of Health and Human Services. Food and Drug 

Administration. March 2004.]

2. [Kola I, Landis J. Can the pharmaceutical industry 

reduce 
attrition rates? Nat Rev Drug Discov. 2004 

Aug;3(8):711-5.]

3. [Hartung T, Bruner L, Curren R, Eskes C, Goldberg A, 

McNamee P, Scott L, Zuang V. First alternative method 

validated by a retrospective weight-of-evidence approach 

to 
replace the Draize eye test for the identification of non-

irritant substances for a defined applicability domain. 

ALTEX. 2010;27(1):43-51.] 
Da: http://www.freezepage.com/1394651788LDTHJFCIJN

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