Il professor Croce è stato un medico e un ricercatore con un curriculum importante.
Aveva lavorato negli Stati Uniti, esattamente nel Dipartimento di ricerche del National Jewish Hospital della Colorado University di Danver e nel Laboratorio e Dipartimento di Ricerche del Toledo Hospital nell’Ohio. Dal 1952 al 1982 è stato primario del Laboratorio di analisi chimico-cliniche di Microbiologia e di Anatomia Patologica dell’Ospedale Sacco di Milano, nonché Libero docente dell’Università di Milano e membro del College of American Pathologists.
Tra i tanti meriti del professor Croce, due spiccano su tutti: fu per molti anni lui stesso un vivisettore e da solo arrivò alla conclusione che le sue ricerche sugli animali non avevano alcun senso scientifico. È stato, inoltre, il primo a porre le basi teoriche proprio dell’antivivisezionismo scientifico e il primo a definire la vivisezione un “errore metodologico”. Il seguente testo, tratto dal suo libro “Vivisezione o scienza”, pubblicato da Calderini Ed. agricole, riassume questi due grandissimi meriti.
“Ho eseguito esperimenti sugli animali per molti anni. – afferma il professor Croce – Obbedivo ad un’ammuffita logica positivista che m’era stata imposta durante gli studi universitari e che a lungo mi ha condizionato negli anni successivi. “Il positivismo scientifico”: la sola logica possibile nella ricerca medico-biologica.
Ma già il sostenere che il pensiero umano possa avere una “sola logica possibile” equivale ad ammettere l’incapacità di guardare in più d’una direzione.
Con la mente affollata di nozioni apprese ex cathedra, dai libri, dalla pratica in ospedali italiani ed esteri, cercavo di dare un ordine al mio pensiero, mi sforzavo di disporre su un filo logico le mie convinzioni, ma era come cercar di comporre le figure di un puzzle uscito difettoso dalla fabbrica: le tessere non si combinavano tra loro; ne uscivano figure sbilenche, separate da vuoti incolmabili, in un incastro che alla minima scossa si sfasciava sparpagliandosi in un ordine caotico.
Mi dissi allora: – Ci deve essere qualcosa di sbagliato nel mio pensiero e nella pratica medica.
E questo qualcosa dev’essere fondamentale ed elementare al tempo stesso: capace di minare tutto alla base e di vanificare ciò che gli consegue. Un errore metodologico, dunque”. E questo errore metodologico per il professor Croce è proprio la vivisezione o, come la preferiscono chiamare i suoi fautori con un termine più edulcorato, ma che non cambia la sostanza della questione, la sperimentazione animale.
L’errore è semplicemente il metodo. E se è sbagliato il metodo, sono sbagliate anche le conclusioni
http://www.leal.it/ per-non-dimenticare-i-padri -della-lotta-alla-vivisezi one/
Aveva lavorato negli Stati Uniti, esattamente nel Dipartimento di ricerche del National Jewish Hospital della Colorado University di Danver e nel Laboratorio e Dipartimento di Ricerche del Toledo Hospital nell’Ohio. Dal 1952 al 1982 è stato primario del Laboratorio di analisi chimico-cliniche di Microbiologia e di Anatomia Patologica dell’Ospedale Sacco di Milano, nonché Libero docente dell’Università di Milano e membro del College of American Pathologists.
Tra i tanti meriti del professor Croce, due spiccano su tutti: fu per molti anni lui stesso un vivisettore e da solo arrivò alla conclusione che le sue ricerche sugli animali non avevano alcun senso scientifico. È stato, inoltre, il primo a porre le basi teoriche proprio dell’antivivisezionismo scientifico e il primo a definire la vivisezione un “errore metodologico”. Il seguente testo, tratto dal suo libro “Vivisezione o scienza”, pubblicato da Calderini Ed. agricole, riassume questi due grandissimi meriti.
“Ho eseguito esperimenti sugli animali per molti anni. – afferma il professor Croce – Obbedivo ad un’ammuffita logica positivista che m’era stata imposta durante gli studi universitari e che a lungo mi ha condizionato negli anni successivi. “Il positivismo scientifico”: la sola logica possibile nella ricerca medico-biologica.
Ma già il sostenere che il pensiero umano possa avere una “sola logica possibile” equivale ad ammettere l’incapacità di guardare in più d’una direzione.
Con la mente affollata di nozioni apprese ex cathedra, dai libri, dalla pratica in ospedali italiani ed esteri, cercavo di dare un ordine al mio pensiero, mi sforzavo di disporre su un filo logico le mie convinzioni, ma era come cercar di comporre le figure di un puzzle uscito difettoso dalla fabbrica: le tessere non si combinavano tra loro; ne uscivano figure sbilenche, separate da vuoti incolmabili, in un incastro che alla minima scossa si sfasciava sparpagliandosi in un ordine caotico.
Mi dissi allora: – Ci deve essere qualcosa di sbagliato nel mio pensiero e nella pratica medica.
E questo qualcosa dev’essere fondamentale ed elementare al tempo stesso: capace di minare tutto alla base e di vanificare ciò che gli consegue. Un errore metodologico, dunque”. E questo errore metodologico per il professor Croce è proprio la vivisezione o, come la preferiscono chiamare i suoi fautori con un termine più edulcorato, ma che non cambia la sostanza della questione, la sperimentazione animale.
L’errore è semplicemente il metodo. E se è sbagliato il metodo, sono sbagliate anche le conclusioni
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