soltanto un giudizio grossolano può accontentarsi di somiglianze morfologiche come "anche il cane, come l'uomo ha una testa, due occhi … un fegato, un cuore ecc."
Ed anche più grossolano e fuorviante è ricorrere a certe analogie comportamentali come "se pesto un piede al cane, urla; se pesto un piede all'uomo, urla; se sottraggo il neonato ad una mamma-scimmia, questa si dispera; se sottraggo il neonato ad una mamma-donna, questa si dispera" (quest'ultimo fatto è una verità tutta da riconsiderare; si veda il capitolo dove si parla di mamme-donne che vendono il loro figli alla vivisezione - cap. 117)
Queste analogie esistono e sarebbe stolto negarle, ma perché esistono?
Perché nascono da una radice comune; perché sono attributi indissolubili di quella entità imponderabile e indivisibile che chiamiamo VITA. Un'entità che pervade l'universo e possiede qualità immanenti, quale che sia l'essere in cui si manifesta, pianta, verme, uomo. (Che certi comportamenti abbiano una radice comune appare chiaro quando ci si soffermi ad osservare, senza pregiudizi scientismi, qualsiasi essere vivente: la ricerca del cibo, la fuga davanti al pericolo, l'anelito verso la riproduzione e altri comportamenti che vengano, in modo alquanto sbrigativo, chiamati "istinto", sono attributi indissolubili del fenomeno VITA.
Ma, tornando alle componenti materiali dei tessuti delle innumerevoli specie animali, ci si soffermi un momento sulle seguenti considerazioni:
possono essere considerate analoghe due specie animali, quando si sa che i tessuti di ciascuna specie sono costituiti da migliaia di proteine (circa diecimila) a cui nemmeno una appartenente ad una delle due specie è identica ad una corrispondente proteina dell'altra specie, e le cui molecole DNA (Acido Desossiribo Nucleico), al quale è dovuta la trasmissione dei caratteri ereditari, differiscono tutte tra loro nelle diverse specie? (La diversità tra le proteine e tra altri composti (principalmente polisaccaridi) delle diverse specie (animali e piante) è alla base di tutti i fenomeni immunitari, dall'allergia al rigetto).
Le molecole del DNA differiscono, nelle diverse specie animali, per la lunghezza della catena a doppia spirale, per il numero e per la disposizione dei nucleotidi che le compongono. Le combinazioni ipotizzabili in base al calcolo matematico sono miliardi di miliardi, cioè tante combinazioni, quante ne sono possibili tenendo conto del fatto che i nucleotidi del DNA umano sono circa 3 miliardi.
Un canone fondamentale, inderogabile per ogni esperimento scientifico, è la riproducibilità.
Un esperimento è riproducibile quando, eseguito in qualsiasi luogo, in qualsiasi tempo e da parte di qualsiasi sperimentatore, dà un risultato sempre identico. Se ciò non avviene, vuol dire che qualcosa non va: o che la tesi è falsa, o che è indimostrabile (ad es. "tra mille anni il sole si spegnerà) oppure che è sbagliato il metodo adottato per dimostrarla.
Ora la domanda è questa: la sperimentazione nell'animale (uomo compreso) possiede il carattere di "riproducibilità"?
La risposta ci viene data da una ricerca eseguita nell'Università di Brema, dal titolo "Die Problematik der Wirkungsschwelle in Pharmacologie und Toxilogie" (Problematica della soglia d'attività in farmacologia e in tossicologia). (dati forniti dal Medico-Chirurgo dott. Werner Hartinger di Waldshut-Tiengen).
1) Alle radiazioni ionizzanti gli animali giovani reagiscono in modo diverso da quelli vecchi
2) Farmaci tranquillanti: forti differenze negli effetti, tra animali giovani e vecchi.
3) LD-50% (v. pg. 73): nelle prove eseguite di sera morirono quasi tutti i ratti; in quelle eseguite di mattina sopravvissero tutti. Nelle prove eseguite di inverno la sopravvivenza risultò doppia rispetto alle prove eseguite d'estate. Prove con sostanze tossiche eseguite su topi stabulati in gabbie affollate portarono a morte quasi tutti gli animali; sopravvissero, invece, tutti i topi stabulati in condizioni normali.
Gli autori della precedente ricerca, in base ai risultati ottenuti concludono che:
"se differenze ambientali così lievi determinano effetti così discordanti e imprevedibili, ciò significa che la sperimentazione sugli animali non dà nessuna affidabilità nel giudicare gli effetti di una sostanza chimica e che, a maggior ragione, sarebbe assurdo estrapolare alla medicina umana risultati che sono, intrinsecamente falsi."
E infine, si noti quanto segue: le precedenti osservazioni provengono, non da antivivisezionisti, ma da vivisettori, che hanno avuto l merito di definire i limiti di una metodologia nella quale, fino ad allora, certamente avevano creduto.
pag. 11-13
(dal libro di Pietro Croce "Vivisezione o scienza. Una scelta" - Terza Edizione)
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